Che cos’è una greenway?
La greenway (in italiano via verde o percorso verde) è un lungo corridoio ecologico che costituisce un naturale percorso ciclo-pedonali.
Tom Turner (1998) la definisce come un “percorso piacevole dal punto di vista ambientale”.
Questa definizione deriva dall’analisi del termine “greenway”, che racchiude due concetti:
- green (verde) che sta ad indicare non solo ciò che è vegetato ma tutto ciò che è apprezzabile dal punto di vista ambientale e quindi naturalistico, paesaggistico, storico-architettonico e culturale;
- way (via, percorso) che oltre ad indicare fisicamente le vie di comunicazione (strade, ferrovie, fiumi, ecc.) rimanda ad un’idea di movimento, di comunicazione, di attività.
In Europa, con questo termine vengono oggi indicati percorsi dedicati ad una “circolazione dolce” e non motorizzata, in grado di connettere le popolazioni con le risorse del territorio (naturali, agricole, paesaggistiche, storico-culturali).
L’idea di greenway va oltre quella di un semplice pista ciclabile (con cui spesso viene confusa), investendo aspetti più strutturali, come la valorizzazione e la riqualificazione delle risorse naturali, la promozione di uno sviluppo sostenibile, il recupero dei paesaggi degradati e lo sviluppo armonico delle città, e rivolgendosi non solo ai ciclisti ma a tutti gli utenti non motorizzati. Sarebbe più corretto parlare di veri e propri parchi lineari. Tra le Greenway più famose si ricordano la High Line di New York e la Promenade plantée di Parigi.
Si possono individuare alcune caratteristiche principali che contraddistinguono le greenways:
- la sicurezza, in quanto sono percorsi fisicamente separati dalla rete stradale ordinaria dedicati esclusivamente a utenti non motorizzati;
- l’accessibilità, per tutte le tipologie di utenti con diverse caratteristiche e abilità (bambini, anziani, ecc.);
- la “circolazione dolce”, legata ad esempio alle pendenze moderate, che consente di fruire “lentamente” i percorsi offrendo un diverso punto di vista sui paesaggi circostanti;
- la multiutenza, in quanto le greenways sono generalmente percorsi aperti a tutte le tipologie di utenti (pedoni, ciclisti, escursionisti a cavallo, ecc.), anche se in situazioni particolari alcuni utenti possono essere esclusi;
- il recupero di infrastrutture e strutture esistenti, quali sentieri, strade storiche, alzaie, linee ferroviarie dismesse, strade rurali minori, ecc., per la realizzazione dei percorsi e delle strutture di servizio (luoghi di sosta e ristoro, punti informativi, ecc.);
- l’integrazione con l’ambiente naturale, che permette alle greenways di offrire un accesso rispettoso alle aree di particolare pregio naturale e svolgere un’importante funzione educativa consentendo una conoscenza e una fruizione sostenibile del territorio.
In tal senso, le greenways possono portare ampi benefici per le popolazioni coinvolte, che vanno oltre quello di avere a disposizione percorsi piacevoli e sicuri, quali:
- favorire la diffusione delle attività all’aria aperta, con effetti benefici sulla salute dei cittadini;
- promuovere lo sviluppo di una nuova forma di turismo, attivo, responsabile e sostenibile;
- favorire la conoscenza della natura e il rispetto dell’ambiente;
- migliorare la mobilità in ambito urbano e periurbano, creando un sistema di percorsi riservati agli utenti non motorizzati, e contribuendo in tal modo a migliorare la qualità della vita nelle città;
- favorire la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, architettonico, culturale, ambientale e paesaggistico, così come delle tradizioni e delle tipicità delle zone attraversate.
Origini delle Greenway
Il movimento moderno delle greenways è nato negli Stati Uniti nella seconda metà del XX secolo, ma la gran parte della letteratura è concorde nell’individuare in Frederick Law Olmsted, archittetto paesaggista dell’800, il padre delle moderne greenways.
Olmsted progettò, tra il 1878 e il 1890, un sistema del verde per la città di Boston, l’Emerald Necklace Park, formato da parchi collegati da parkways, grandi viali alberati di collegamento tra città e parco che, nell’idea originaria di Olmsted, avevano l’obiettivo di estendere i benefici del parco alle aree residenziali circostanti.
Proprio le parkways olmstediane vengono considerate i predecessori delle moderne greenways, la cui prima definizione ufficiale nasce negli Stati Uniti nel 1987, nell’ambito della “President’s Commission on American Outdoors”, dove viene evidenziata la necessità di creare “a living network of greenways… to provide people with access to open spaces close to where they live, and to link together the rural and urban spaces in the American landscape… threading through cities and countrysides like a giant circulation system”.
Questa visione lascia intuire una grande rivoluzione pianificatoria: creare un sistema di percorsi verdi significa fornire alla popolazione un sistema di mobilità complementare a quello tradizionale, che permetta un movimento sicuro e gratificante sia per le funzioni ludiche e ricreative, sia per la mobilità casa/lavoro, casa/scuola, casa/servizi.
La nostra Greenway
La greenway verrebbe realizzata sulle aree pubbliche dell’antico tracciato ferroviario Palermo-Salaparuta. La linea, mai entrata in funzione, doveva collegare Palermo (dalla Stazione Lolli) a Salaparuta, in provincia di Trapani.
Il sedime del tracciato ferroviario oggi esistente si estende per ben 65 km (dei previsti 85,254 km) da Palermo a Camporeale (PA) (la line è, infatti, anche conosciuta come Palermo-Camporeale, poiché il sedime è stato effettivamente realizzato solo fino a Camporeale. Dopo l’abbandono del progetto il tracciato ha cominciato il suo naturale declino, per essere prima smembrato, poi urbanizzato, e infine dimenticato.
I beni del tracciato che nel 1971 erano ancora liberi (cioè già non vendute dalla Ferrovia ai privati, spesso ai dipendenti) sono state cedute gratuitamente ai Comuni, il cui territorio era attraversato dalla linea, con la legge 30 luglio 1971, n. 491 (GU n. 193 del 31/07/1971), che all’articolo 8 bis detta testualmente: «Le aree e relativi immobili che risultano liberi in conseguenza della soppressione della linea ferroviaria a scartamento ridotto Palermo-Salaparuta sono cedute gratuitamente ai comuni secondo la rispettiva competenza territoriale. Tali aree ed immobili saranno utilizzati esclusivamente per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria o per altre opere di interesse pubblico.»
La greenway, oltre a costituire uno dei primi nuclei di Parco Villa Turrisi, offrirebbe un corridoio ecologico tra Palermo e Monreale a chi preferisca una piacevole passeggiata agli ordinari mezzi pesanti. Bisogna sottolineare che non non esistono, tra i due Comuni, alternative ciclabili al tracciato ferroviario a causa degli elevati dislivelli da superare. A seguito dell’inserimento di Palermo e Monreale all’interno dell’itinerario Arabo-Normanno, il progetto GreenWay è stato inserito nel Protocollo UNESCO siglato dai due Comuni.
Inoltre, questo corridoio ecologico permetterebbe il collegamento dei costituiti o costituendi parchi palermitani di ponente.
La costituzione della greenway si pone anche percorso di legalità per la restituzione ai cittadini dei beni comuni, già sottratti alla pubblica fruizione o peggio destinati ad interessi privati, quando addirittura non abusati.
Fonti: